- FOTO, PENSIERI, PAROLE -

Girovagando per il mondo...
interrogando la vita...
catturandone la bellezza...

domenica 11 novembre 2012

Un week end gruuunge!

Veduta di downtown e Columbia tower
Non poteva che cominciare cosi. Una due giorni sporca e cattiva a Seattle, si era detto. Un mordi e fuggi nella citta' del grunge, approfittando dei due giorni liberi ciascuno.
Poteva anche cominciare peggio, effettivamente. Imbarcarsi sulla prima macchina diretta a sud, oltre il confine. E poi vedere chi si incontrava, dove tirava il vento.
Invece, complice anche  l'organizzazione last minute, si e' optato per il bus. 
Un bus comunque sporco e cattivo (ed economico) sia chiaro. 
Pine Market Place


E un arrivo al fotofinish nella migliore tradizione action movie, con tanto di corsa nell'androne della stazione, e strigliate al taxista “Non puo' andare piu' veloce?!” che avrebbero inorgoglito stuole di sceneggiatori navigati. Il Bolt bus, biglietti anche a 1 dollaro, nella migliore tradizione low cost europea, ci aspettava gia' con l'aria minacciosa di volersene andare senza di noi, in una serata umida di fine Ottobre, in una spoglia stazione alle porte di downtown.
Con un pizzico di fortuna (che io continuo ostinatamente a chiamare “tempismo perfetto”) ci imbarchiamo invece sul bus, trafelati e increduli, e facciamo rotta verso Sud, al confine di Stato.
Dopo un passaggio alla dogana piu' tranquillo del previsto riprendiamo il cammino per un'altro paio d'ore, il tempo di stalkare due ragazze di Chicago recentemente trasferitesi proprio nella principale citta' dello stato di Washington. Una delle due, apprendiamo presto, lavora niente di meno che in Microsoft, nella sede del colosso informatico, che, come anche Boeing e Starbucks, ha piantato le sue radici nell' “evergreen” state.  
Strada a Capitol Hill

Giungiamo in citta' che e' praticamente notte, ore 22:30 inoltrate. Ovviamente ci troviamo depositati in una zona di cui e' raccomandabile nella migliore delle ipotesi, qualche insegna luminosa al neon, perdipiu' a ideogrammi, a segnalare, col beneficio del dubbio, presenze di vita nelle vicinanze. Purtroppo le stesse, per l appunto asiatiche (capiremo di essere stati a Chinatown), non si rivelano utili nemmeno per indicarci un telefono o cambiarci i dollari canadesi in qualche salvifico spicciolo americano, il necessario per un biglietto del bus.
Il Bus appunto. Siamo attesi, oltre tanto non poteva arrivata la nostra “capacita' organizzativa”, da un couchsurfer di mezza eta' di stanza a Burien, che capiremo presto, si trova a Seattle come Monza si trova a Milano. Non esattamente la posizione perfetta, considerando che e' ormai notte e di pullman ne passano col contagoccie, ma tant'e'. Sporca e cattiva doveva essere, sporca e cattiva...e stanca, sara'.

Lorenzo e le indicazioni
stradali 

Dopo aver saggiamente deciso, forti della nostra inattaccabile conoscenza geografica di Seattle, di cambiare un bus per un'altro per non aspettare il prescelto troppo a lungo, i nostri si ritroveranno dapprima a ridiscendere per intero l hinterland di Seattle, poi a ritrovarsi sperduti ad un capolinea che ricorda il film post apocalittico “The Road”. Ancora a questionare con un vigilante sciancato che pare uscito da un film di Fellini, ad accendere una disputa assurda sull'ora con dei senzatetto degna del teatro di Beckett e infine a girovagare a vuoto per un'ora su una strada maledetta colpevole, alla fine della fiera, di chiamarsi 4 South West invece che semplicemente 4 South.
Capiremo solo alla fine, una volta giunti sfiancati come cavalli alla benedetta abitazione di Larry, che quei volponi di Seattle hanno diviso la citta come una mela, chiamando le strade delle due meta' nello stesso modo, a differenza di un simpaticisso suffisso W. (ovest appunto) a distinguere quelle volte a ponente rispetto quelle affaciate s oriente, nell'entroterra.
Dopo aver sorriso istericamente alla pacifica e inappuntabile delucidazione di Larry guadagnamo i nostri letti, che se non altro, sono qualcosa di estremamente confortevole dopo le fatiche del nostro pellegrinaggio.  
scultura moderna al Seattle Center


La casa, a ben guardarla, e' infatti lussuosa e il simpatico Larry si rivelera' un maturo imprenditore edile recentemente dirottato all'industria aeroportuale per sopravvenute difficolta' congiunturali, leggasi crisi economica applicata al mattone. Anche qui, se non altro, i NordAmericani si sono dimostrati piu' svelti e capaci di noi.
Al risveglio, tonici e pimpanti siamo finalmente pronti per vivere la famosa “Citta' Smeraldo”, nome debitore di una lussureggiante vegetazione circondariale, che come Vancouver, adorna la citta' e trae vantaggio dalle abbondanti pioggie.
Stranamente, siamo accolti da una beneaugurante mattina soleggiata, che, col passare delle ore, si pentira' un poco di tanta esuberanza e si nascondera' timida, dapprima dietro nuvole multicolore, poi, definitivamente vinta, da una pomeridiana pioggerellina sottile, che, ci viene comunicato, ha il pregio di farci assaporare la vera Seattle. Quella grigia, non quella verde. 
Commosi da tanta genuina e locale ospitalita' metereologica facciamo i conti con le difficolta' tecniche di un'ombrellino che sembra piu' adatto ad una Caipirinha che a due aitanti turisti ma poi, comunque contenti di un'atmosfera tanto sudicia e “grunge” cominciamo la visita della citta'.
Larry ci consiglia una prima visita al Pine Market Place, nella zona antica. Non avrebbe effettivamente potuto consigliarci di meglio.
Questo mercato giornaliero che occupa e anima la parte piu' vecchia della citta', adagiata sulle sponde della baia, e' una rivelazione. Colori, profumi e un'assortimento di articoli il piu' vario ed ecclettico ci consegnano probabilmente l anima piu' sincera e ruspante della citta'. Al banco del pesce gli inservienti si lanciano, con la stessa disinvoltura, urla da camionisti e tonni giganti mentre nel lato dedicato all' oggettistica, artisti locali vendono articoli d' artigianato con la passione del lavoro fatto col cuore. Sull'altra lato della strada boutique enogastronimiche si rincorrono a colpi di profumi e vetrine accattivanti mentre al piano inferiore del mercato un muro completamente coperto di chewing gum risponde all'americana al romantico cortile di Giulietta e Romeo, e ai suoi muri completamente coperti di dediche d' amore ed eterne promesse. Sempre di eccesso di zuccheri parliamo, in fondo.   
Il muro di "gomma" 

Dopo aver conosciuto persone, prodotti e simboli del luogo ci dirigiamo verso un'altra icona immancabile di Seattle.
Lo Space Needle ci aspetta dopo una breve passeggiata lungo 1st Avenue, con la sua inconfondibile sagoma alla Star Trek.
Dopo aver stimato la sua altezza non all'altezza di tanta presunta altezza (in realta' e' il costo di 20 dollari che fa noi piuttosto bassi) altezzosamente procediamo oltre, e notiamo che il museo della musica e del movimento grunge, si trova praticamente a due passi, offrendoci un'assist d'oro per visitarlo seduta stante. Purtroppo il pomeriggio e' ormai inoltrato e il museo sta per chiudere. Ovvio.
Space Needle

Dopo aver chiesto informazioni sul contenuto impariamo che l'esposizione permanente contiene sezioni dedicate soprattutto ai Nirvana e a Jimi Hendrix (gruppo e chittaristi entrambi di Seattle) mentre non c'e' effettivamente un approfondimento sul movimento grunge o sulle formazioni tuttora in attivita'.
Decidiamo quindi di procrastinare alla serata e a qualche locale dal vivo la nostra ricerca della vera anima musicale di Seattle.
Dopo aver visitato una mostra di WordVision dedicata alle urgenze sociali e sanitarie dell'Africa piu' povera decidiamo, contriti, di cominciare il nostro impegno sociale cominciando dalle urgenze a noi piu' vicine.
Ci mettiamo alla ricerca di un ristorantino (dove eventualmente ascoltare musica dal vivo). :D
La nostra insistenza viene premiata quando in uno Starbucks riceviamo la dritta giusta per un buon locale livemusic non troppo distante, sulla 2 Avenue.
Io e Jimi Hendrix

Bene, il conto a passivo con la fortuna deve venire definitivamente colmato quando, seduti al bancone del “Crocodile”, ci sentiamo comunicare che questo “E' il posto dove i primi Nirvana solevano esibirsi”...Wow! Non potevamo inciampare in niente di meglio. :)
Attorno a noi poster b/n dei Mudhoney, Pearl Jam e gli stessi Nirvana troneggiano su uno dei luoghi simbolo del movimento grunge. E noi ci siamo casualmente finiti dentro!
...aspettiamo una tempesta di meteroriti castigarci all'uscita o qualche altro evento ugualmente catastrofico rovinarci il resto del viaggio!
Scongiuri a parte, siamo contenti di tanta buona sorta e ci godiamo il concerto!
Sul piccolo palco, in fondo alla sala, una band “electro, pop-melodyc” riporta le lancette al 2012, ricordandoci che la citta' non vive nel passato ma continua al contrario a incoraggiare le nuove tendenze musicali. Nella fattispecie il sound tipicamente hipster che spopola ultimamente in Nord America, da New York a LA.
Concerto dal vivo al "The Crocodile"

Dopo l'esibizione, peraltro di alto livello, ci congediamo e riprendiamo la rotta verso Monza, questa volta imbarcandoci sull autobus giusto. :)
L'indomani saremo di visita, in compagnia della fedele sottile pioggerellina, prima a Capitol Hill e ai suoi negozzietti underground di antiche polairoid reciclate e vecchi vinili, poi di nuovo a PineMarket Place, per un ultimo souvenir e qualche saluto. 

Pescivendolo di Pine Market


Infine un altro caffe' in una delle tante catene sparse per la citta' e come sipario, ovviamente, un'affannosa corsa per l'ultimo bus verso Vancouver.
Sunday e Lawrence, 2 amici conosciuti
alla fermata del bus





Sara' l'istantanea finale di un viaggio tanto breve quanto intenso, intriso, oltre che dell'umida', da un'atmosfera ruvida e vibrante, che ci consegnano una citta' genuina e viva. Quella Seattle ruspante che ancora dopo vent'annie, rappresenta un' epicentro di tendenze artistiche ed energie in evoluzione, qualcosa di cui effettivamente si sente la necessita', ed in Italia anche la mancanza.

Space Needle e EMP museum