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lunedì 18 febbraio 2013

Italiani sola andata. 2.0.


Dopo un anno trascorso lontano da casa ci si trova di fronte come a delle scadenze psicologiche, dei termini di conservazione. Da riordinare preferibilmente entro...
La mia "casa" ambulante
E allora anche il blog che hai aggiornato col contagocce ti ricorda che potresti effettivamente tirare qualche somma, e magari dargli motivo di esistere. Pensi ad un modo di setacciare il buono, soffiare sulla polvere di gesso della tua piccola scultura. Vedere che sembianze ha preso.  
E così' di colpo ti ritrovi catapultato nella roulette dei ricordi, delle nostalgie o, ben peggio, nell'ingenuo gioco del "cosa ti ha colpito di più'", dove e' dura fare una seria selezione all'ingresso.
Opti quindi per un resoconto più' pragmatico. Una seria analisi delle vicissitudini del moderno migrante italiano nelle sua avventura fuori porta. Magari un piccolo abbecedario di consigli per altri aspiranti poeti, santi e navigatori (per le prime due non prendetemi sul serio!) che stanno chiudendo il proprio "backpack" (la valigia di cartone ha fatto carriera) per avventurarsi nel mondo. 
Italiani in fuga 2.0. Istruzioni per l'uso, un secolo e molte aspettative fallite dopo. Titolo carino no?
E allora via di setaccio. Dura elencare ordinatamente le sensazioni che paesi diametralmente opposti come Cuba e gli Stati Uniti, o città' agli antipodi come Trinidad e Vancouver, possono ispirare.  Ma allo stesso tempo pazzesco notare come l'elastico dell'umanità' tenda ancora i suoi estremi tra il 1940, le Ford a 2 tempi, il comunismo, Fidel Castro, fino a città' Nord Americane che sono già' nel futuro, parlano mandarino e costruiscono grattacieli completamente antisismici di solo vetro. 
Il mondo e' bello perché' vario si dira', ma tutt'ora vive di 2 velocità (obbietto io, nella mia ingenuità'). 
Habaneros giocano a domino,
in una rilassata Domenica pomeriggio.

Di Cuba mi ha comunque colpito quel senso retro' di un tempo perduto che ancora detta le regole, di un'isolamento impermeabile al tempo che passa, di una retorica che non e' ipocrisia ma la fiera e coerente conseguenza delle proprie idee. Le persone, per quanto ce ne sian di ogni sorta o credo, ancora coltivano orgoglio e senso di appartenenza come un valore. Comunque sia. Strano, altrove avrei giurato fossero tatuaggi all' henne' da mostrare quando gioca la nazionale o quando si va in vacanza all'estero e ti ricordano quanto "beautiful" sia il paese dal quale sei appena uscito (leggasi scappato).
Poi prendi un aereo e, complice ancora uno stupido, antico embargo, voli su Toronto per aggirare lo storico nemico capitalista e ti ritrovi a stropicciarti gli occhi, oltre che battere i denti e domandarti dove sia sparito il sole delle 4 del pomeriggio.
Veduta di Toronto dalla CN tower

Welcome to the future…or the modern jungle (canterebbe Axl Rose!). Hai cambiato così tante cose nel giro di 4 ore di volo che Marty McFly ti potrebbe chiedere dritte sul Jet Lag e ti sentiresti pronto per sceneggiare il nuovo Ritorno al futuro, chapter 4".
Il taxi non e' un più' una carrozza o una bicicletta ma e' diventata d'incanto una limousine in stile Matrix, le facciate fatiscenti in stile barocco spagnolo, grattacieli alla Blade Runner, piallati col 3D.
Se devi passare la notte da qualche parte ti comunicano che sulla rete wifi accessibile col telefonino si trovano motori di ricerca specializzati. Il sistema "ti porto a casa di mio cugino che ti fa spendere poco" da quelle parti appare complicato. Perché' la città' conta 6 milioni di abitanti… o forse nessuno ha più' cugini.
Poi piano piano ricominci a familiarizzare con la realtà' e ti accorgi che il mondo da queste parti ha semplicemente corso più' alla svelta, e il tuo mondo appartiene a quella via di mezzo che anela alla prima categoria ma sguazza ancora alla grande, non solo psicologicamente, nella seconda. 
Ecco il Canada delle metropoli. Economia al galoppo avvolta in un comodo, sempre gelido, cappotto british. Qui l'integrazione razziale non e' urlata propaganda ma motore di sviluppo. I servizi alla persona sono la regola e non appalti per sole, sottopagate, cooperative, ovviamente comuniste. La cosa pubblica e' anche tua, proprio perché' pubblica. Non di qualcun'altro, quindi deturpabile, per poi pretenderla funzionale quando torna utile di nuovo.
Realizzi tutto questo quando prendi autobus dove le persone ringraziano l'autista nello scendere alla propria fermata, lasciano sul serio i primi posti ai disabili e si, si arrabbiano come bestie, semplicemente se cerchi l'ora sul tuo telefonino nel bel mezzo di un film al cinema. La parole rispetto e senso civico improvvisamente si gonfiano di significato e ti scopri finalmente normale nell'averci sperato.
Poi arriva il momento di scendere negli States e li tutto cambia. Quel senso di educato distacco tra le persone si assottiglia e tutto diventa più' esuberante, sguaiato, teatrale (ops..cinematografico. Pardon). 
Jam session in Washington Park (NY)

Gli Stati Uniti sono divertenti, vivi, ma davvero a volte si fatica a distinguere il finto dal vero. O forse distinzione non c'e'. E' il cinema fatta realtà' o la realtà' che si fa cinema, a seconda.
In una celebrazione religiosa, ad Harlem, non volevo credere ai miei occhi quando ho visto maxichermi karaoke assecondare i canti gospel "in onda" sul palco. Duetti conditi da ammiccamenti che manco Whitney Houston & Mariah Carey ai Grammy Award. E sermoni in grado di dar filo da torcere all'oratoria impeccabile di Barack Obama. 
Movimento "Occupy Wall Street" a Union Square (NY)

Tutto sembra scenografico ed ingigantito, e come sul maxi schermo, il compito più' arduo consiste nel distinguere il finto dal vero. Dove finisce l'onesta' e dove comincia il grande circo dell'intrattenimento, nel lavoro come nei rapporti.
Tuttavia c'e' un grosso senso del diritto e una forte consapevolezza del proprio ruolo nella società'. Mi e' capitato di assistere a pubbliche manifestazioni spontanee a New York come a Washington, o di discutere di politica (senza dover finire la conversazione con sospiri o gesti d'impotenza) pure in Florida. 
Dopo un'esperienza tosta ma foriera di utili anticorpi a New York, sono tornato, con un visto lavorativo, nel pacifico Canada, questa volta sponda Ovest. 
Business men a Wall Street (NY)

Vancouver mi ha fornito un'altra faccia della stessa medaglia, tuttavia questa volta credo sia stata testa, invece che croce.
L'immigrazione anche qui, come New York, e' risorsa insostituibile. Ma e' tutelata e riconosciuta, invece che sfruttata. 
A differenza del capitalismo estremo di The City, la citta' si e' costruita nel giusto equilibrio tra business e tutele alla comunita', leggasi politiche ambientali, attenzione alle fascie piu' deboli e… igiene.
Non più' topi con i quali dividere la metropolitana insomma. D'altra parte la West Coast e' qualcosa di spettacolare, ovunque vogliate, dalla California fino alla Yukon, e torna forse più' facile prendersi cura dell'ambiente quando aprendo la finestra, vedi montagne "altissime, purissime, levissime" specchiarsi nel Pacifico. Tutto si intristisce un po' perché quando hai vissuto a New York il resto ti sembra periferia, ma col passare del tempo inizi ad apprezzare piccole grandi cose come la gentilezza delle persone, i sorrisi sinceri nonché' il percorso jogging più' secenografico del mondo…e i sederi femminili più' scolpiti.
Col passare del tempo, e degli stati, hai inoltre sviluppato una preziosa immunita' ai cliché' sugli italiani e non ci fai più' troppo caso. 
Anzi, in definitiva, realizzi che venir etichettato come un esperto gourmet, un fine esperto di moda, un raffinato edotto in storia dell'arte o..un latin lover..solo perché' italiano, potrebbe non essere del tutto falso. In definitiva.
Insomma ti studi, ti guardi attorno e quasi riconosci, per contrasto, tutte queste caratteristiche assegnateti per "discendenza". 
Il nostro potenziale e la nostra storia ovunque ci precedono, e parlano per noi. Ci si creda o no.
Ed e' allora li che il rammarico per le sorti del tuo paese, comincia a pungerti sul serio. Che ti fa imprecare.
E, cocciuto continui a sperare in un sostanziale, provvidenziale, mai troppo tardivo, cambio di rotta. 
Perché' ti piacerebbe, prima o poi, cominciare a sentirti italiano anche tra gli italiani. 


Veduta del paesaggio circostante Vancouver, al tramonto, da un ponte di downtown.