- FOTO, PENSIERI, PAROLE -

Girovagando per il mondo...
interrogando la vita...
catturandone la bellezza...

martedì 17 aprile 2012

Si, viaggiare!

Viaggio in bici a playa Ancon  - Cuba -




Viaggiare

 È nella natura delle cose.
Cercare, indagare, scoprire;
come motore, essenza stessa della vita.
È la sua metafora.
È vivere con un amplificatore piantato nel cuore
e un sintonizzatore che parla al cervello.
È respirare a fondo aria nuova,
rigiocare spazio e tempo, sul tavolo verde dell'incerto e del possibile.
È leggere il libro della vita tutto d'un fiato,
catturarne le frasi migliori, ripagarlo con emozioni.
È accarezzare il destino con aria distratta,
per poi soffiare su quel puzzle, il nostro, per gioco.
È immaginarsi altrove,
in mille luoghi, panorami, destini.
È credersi già vecchi
e poi riscoprirsi bambini.





domenica 1 aprile 2012

...Leaving Cuba is never easy..!

Coppia sul bagnoasciuga di Varadero
Arrivo a Varadero, capitale del turismo di massa, senza grosse aspettative se non la confortante prospettiva di lunghe e soffici spiaggie bianche , pronte a cullare le fatiche del mio pellegrinaggio. Non rimango deluso.
Varadero è esattamente questo, un monotono ma incantevole litorale dove lasciar riposare le proprie terga, scrutando un orizzonte che si confonde nel blu cobalto del Mar del Caribe, magari bevendo un mojito mentre una salsa cubana o una rumba rompono la ripetitiva nenia delle onde sul bagnoasciuga.
Prendo in affitto una camera in una “casa particular” e mi rilasso qualche giorno, il tempo di riordinare un po’ le idee e il materiale per il mio progetto foto-documentaristico. Nel mentre ho comunque l’occasione di conoscere Marco, un artigiano del rame italiano in vacanza con la fidanzata, due sorelle cubane originarie della vicina Matanzas e un colorito e chiassoso gruppo di amici della stessa Varadero, con cui avrò il piacere e l’onere di giocare un faticossissimo 3 contro 3 a beach soccer sulla spiaggia..!
Queste 3 nuove conoscenze mi permetteranno ancora una volta di toccare con mano la situazione cubana nel suo complesso. Marco ha conosciuto la sua fidanzata cubana ad un’esposizione di alcune sue opere all’Havana, le 2 sorelle sono in gita pomeridiana a Varadero, meta ideale per rilassarsi al mare e confondersi per un attimo coi turisti occidentali, mentre il gruppo di ragazzi frequenta l’università , perlopiù nella capitale.
E proprio durante una loro accesa discussione sulla spiaggia, al calar della sera, che ho la fortuna di cogliere le diverse sfaccettature dello spirito dei giovani nella relazione col proprio paese. Due di loro, in chiaro disaccordo, sono particolarmente estremi nelle rispettive posizioni e in un caso appoggiano con orgoglio la natura rivoluzionaria e ideologica della loro politica, con le dolorose ma coerenti scelte che ne derivano, nell’altro guardano all’America e all’Europa come il paradiso lontano, dove l’individuo è libero di esprimersi e agire come meglio crede senza la soffocante cappa di retorica, propaganda e limitazioni che lo opprime a Cuba.
In un momento concitato del confronto vedo addirittura la paura negli occhi degli amici vicino, spaventati nel fare chiasso con temi tanto scottanti e preoccupati dell’arrivo di qualche poliziotto o agente in borghese....!
Lascio Varadero il giorno dopo, per dirigermi nella vicina Matanzas. Mezzo di trasporto? Un camion russo riaddatato al trasporto persone che tossisce fumo nero pece lungo la strada principale.che collega le 2 località.   

A Matanzas vengo subito “accolto”, come da programma, da una sfilza di procacciatori di camere che affollano la stazione dei bus. Il più volenteroso (e simpatico!) è Rachel, che mi conduce, ad onor del vero, nella sistemazione più bella che abbia incontrato lungo il mio cammino cubano.             Una deliziosa casa coloniale di fine secolo 19 dove ho addirittura      
                                                    a disposizione un intero appartamento!        
Ponte a Matanzas
Le pareti sono spesse ed i muri altissimi, il vecchio modo per mantenere le case fresche d’estate e calde d’inverno. Purtroppo posso passare solo una notte in questa fantastica magione e, dopo aver speso una giornata a visitare Matanzas, le sue piazze, i ponti e il bellissimo e antivo teatro in legno, trovo il modo per tornare all’Havana. Lo stesso Rachel mi procurerà un passaggio su un auto diretta alla capitale. Dividere le spese dello strappo con altri passeggeri è il modo più veloce ed economico di viaggiare su una tratta breve, mi viene comunicato.    

Lavoratori in pausa all'Havana
Dopo un’ora e mezza percorsa sul bellissimo litorale Havana-Matanzas rientro già nella pittoresca e folklorica capitale, ne respiro i profumi e ne colgo la tipica atmosfera di “parentesi nel tempo, congelata per i posteri” . Appena in tempo però per realizzare che il mio tempo a disposizione sta per scadere e nel giro di 3 giorni dovrò prendere il volo per il grande Nord, destinazione: Toronto. Sprofondato così nella malinconia riabbaraccio Marlen e Karla e riprendo le mie vecchie “abitudini” Habanere. Il rituale della colazione con Marlen a chiacchierare di musica, cinema e letteratura, le risare con Karla e...sì, anche il vecchio letto sadomaso! J
Il giorno dopo reincontro anche Dominika e Sylvia le 2 amiche polacche anh’esse in partenza, visito per bene i monumenti e le parti ancora sconosciute della città (Tra cui brilla senza dubbio la Habana Vieja, Patrimonio mondiale dell’umanitò) e scatto un bel po’ di fotografie. Come un osservatore mai sazio che vuole immortalare tutto ciò che può, finchè può..
L’ultima sera poi concludiamo in bellezza con la partecipazione alla prima del balletto “Coppelia” nel teatro Nacional. Andiamo io, Marlen e Marco (invitato per l’occasione) e scopriamo quanta grazia e senso artistico possano albergare in un tratro di un paese tanto esotico quale Cuba. Folgorati da cotanta bellezza e sorpresi nel scoprire tanta cultura vicina alla nostra in questo piccolo angolo del Caribe ci congediamo. Per lui ci sarà ancora qualche giorno da spendere sull’isola, per me sarà la ciliegina sulla torta di un viaggio bellissimo, su un’isola ricca di un fascino tutto suo, probabilmente senza eguali.

Difesa del territorio a Plaza de la Catedral
- Habana Vieja - 
Un saluto speciale da un sosia speciale!
- Habana -

mercoledì 7 marzo 2012

Sulle orme del Che


Vista dal basso di Plaza Agromonte - Camaguey -

Casa de la trova - Camaguey - 
Ancora assonnato e mezzo stordito, riesco a guadagnare la stazione degli autobus, dove ritrovo Arturo, Dominika e Sylvia, i miei compagni di nottata da cui mi ero separato solo un’ora prima per un’improbabile sonnellino previa-partenza. La strada con il primo purtroppo si divide subito, troppo forte per lui la tentazione di una gita a Varadero, prima del suo rientro finale in Brasile. Con le 2 ragazze polacche invece il viaggio prosegue assieme, destinazione Camaguey, la città delle mille chiese e dalla pianta urbana incomprensibile. Oggetto di continui saccheggi da parte dei pirati, nel secolo 17, scelse di svilupparsi secondo uno schema edilizio intricato e contorto, utile a disorientare e poi intrappolare i bucanieri in fuga o quelli pronti a entrare in città per saccheggiarla. Il disegno delle sue vie e piazze è spesso irregolare e bizzarro, mentre la enorme quantità di luoghi di culto per il credo cristiano le conferiscono l’appellativo di capitale della fede cattolica cubana. Nel tentativo di entrare in una di queste chiese facciamo la conoscenza di un gruppo di professori multilingue, insegnanti di lingue di una scuola serale lì vicino. Ci avventuriamo in una divertente conversazione poliglotta e scopriamo quanto sia incentivata (e gratis!) la formazione continua a Cuba e quanto questo si rifletta in un livello culturale medio molto più alto che in altri paesi. Tuttavia, anche se insignita del riconoscimento da parte dell’Unesco,  la città non brilla come le precedenti e, complice il poco tempo, decidiamo di trattenerci una sola notte. Il giorno seguente,  già sicuri di rivederci all’Havana in pochi giorni, ci separiamo. Dominika e Sylvia procedono per l’estremo oriente (Santiago), io mi dirigo a Ovest, destinazione Santa Clara.  
Dominika sul campanile al tramonto - Camaguey -
Pranzo in casa cubana in compagnia di
Carlos, Susana y Fran.
-Santa Clara-
Monumento a Ernesto "Che" Guevara - Santa Clara-
Dopo un viaggio di cinque ore, arrivo che è già notte. A darmi il benvenuto nella stazione dei bus, un’enorme viso di Ernesto Guevara. Eccomi nella città adottiva del Che! Qui il medico argentino si distinse come guerrillero e, sabotando un treno carico di munizioni dell’esercito di Batista, conquistò la città chiave del centro-ovest, determinando il “trionfo rivoluzionario” e il successivo esilio del dittatore Cubano.
Ad attendermi in città, Carlos, un caritatevole amico di couchsurfing pronto a darmi asilo! J
I miei 2 giorni passati con lui e i suoi amici (nella foto piccola) saranno bellissimi! Avrò la fortuna di toccare con mano la situazione dei giovani coetanei cubani, di parlare a lungo con Susana dell’assenza di libertà di stampa, di pensiero, e di azione a Cuba e di divertirmi con loro al Menjunje, il centro di divertimento notturno in città.
Durante il giorno invece, visiterò con Carlos i vari luoghi dedicati al culto del Che, la montagna dove pianificò la guerrilla, il treno fatto deragliare, il museo e il mausoleo che accoglie le sue spoglie e quelle dei suoi compagni caduti in Bolivia. Scopro quanto sia amato e rispettato dal popolo cubano e quanto il suo pensiero e il suo esempio continuino a ispirare persone di ogni età.
Dopo questo tour de force nello spirito cubano più vero devo salutare a malincuore i miei nuovi amici e dirigermi verso Nord-Ovest. Sulla strada per l’Havana non posso ignorare Varadero e decido dunque di concedermi qualche giorno di “meritata vacanza” sul mare. Ahah! J

sabato 3 marzo 2012

Le perle del Sud!

Il viaggio continua in solitaria, direzione Sud. Sul percorso le 2 città costeggianti il litorale Sud del Mar dei Caraibi, Cienfuegos e Trinidad.
Dopo un viaggio completamente assorto nella lettura giungo alla prima meta, Cienfuegos, la cosiddetta “perla del Sur”.        
La sua fama non tarda a mostrarsi, l’architettura coloniale ha un fascino più distinto, maggiormente elegante e curato. Scopro infatti che ha un origine relativamente recente e deve la sua fortuna al prosperare del commercio di canna da zucchero di inizio ‘900, per mano di famiglie francesi qui emigrate e arrichitesi. La città si distingue inoltre per il viale sul mare (Malecon) più lungo di tutta Cuba e per aver dato i natali a tal Benny Morè, il barbaro del ritmo! Praticamente un Adriano Celentano de noiatri, con Cienfuegos come Via Gluck! Bene, non ho detto che appena giunto nella stazione dei bus sono stato placcato da un affittacamere, e, grazia ha voluto che ora mi trovi sistemato in una bellissima casa di fine ‘800 con tanto di patìo, sedioni a dondolo e un cameriere personale (lo stesso proprietario) che praticamente mi venera e tratta come una divinità! Molto bene. Procedo nella visita e tra una colazione da buffet continental e cene all’aragosta decido di trattenermi altri 2 giorni. Come biasimarmi? :)
Sulla lista delle cose poi fatte: una gita al delfinario (bellissima!),  una capatina in spiaggia, un giro fino Punta Gorda (la parte più lussuosa della baia) con un amico bici-taxista  e una serata in discoteca con Juliee e Joel, 2 ragazzi locali conosciuti su un pullman.
Scopro come ballano i cubani e cosa diavolo gli scorre nelle vene quando sentono un po’ di musica!  Scopro anche in che condizioni reali versino, e dopo aver offerto l’intera serata come da costume, regalo anche una maglietta a lui e dei soldi a lei. Sorvolo sull’imbarazzo nell’ascoltare le loro necessità basiche. E poi lamentiamoci di come stiamo messi in Italia, penso. Saluto il grandioso amico Isidro dopo avergli promesso una meritata mail di encomio a Lonely Planet, prendo la guagua (bus) delle 11 e mi dirigo verso la vicina Trinidad. (nella foto sotto)
Beh, come descriverla? Trinidad fin da subito è una rivelazione. Una città piccina piccina ferma al 1850, dove edifici, usanze, luoghi comuni sono perfettamente a loro agio in questo angolo remoto del tempo. Le strade del centro sono ancora ciottolati che alzano polvere al passare della gente o dei cavalli, il luogo dove piccoli artigiani vendono le loro opere e dove gli anziani ammazzano il tempo giocando a domino. Gli edifici color pastello e le grandi finestre a grata sono lo sfondo di una vivace vita sociale che si svolge principalmente all’aperto. La salsa o la "trova" suonata dal vivo la colonna sonoro delle fresche serate sulla “scalinata”, il luogo di ritrovo più gettonato, sede de “La casa della musica”.
I mie 3 giorni passati a Trinidad sono infatti perlopiù pomeriggi e nottate, la mattina non è pervenuta. Ogni sera alla “Casa della musica” orde di turisti rimangono stregati a vedere ballare la salsa cubana. Io tra loro. L’occasione però è d’oro per conoscere gente e nel corso dei 3 giorni ho l’occasione di fare amicizia con Canadesi, Argentine, Brasiliani e due Polacche, con cui poi proseguirò il viaggio per Camaguey. L’ultima sera, nell’attesa dell’unico bus per l’Oriente in partenza alle 8.00, passiamo una memorabile nottata (in bianco!) tra discoteche, viaggi in bicitaxi dove ci improvvisiamo autisti e la terrazza della casa dove sono ospitato, a bere birra e fumare sigari cubani.  Il modo migliore per salutare una città tanto bella quanto viva! 
Rachel e Jen, from Canada, a Playa Ancon (Trinidad)




domenica 26 febbraio 2012

Havana & Valle di Vinales


L’arrivo all’Havana via aereo è drastico, come previsto. Il salto dai -5 italiani ai + 30 è netto, ma in fin dei conti gradevole e stimolante, che dite? I miei primi giorni nella capitale son piuttosto intensi e rocamboleschi, in ordine al cambio di costumi, abitudini e...esigenze primarie!  Ho la fortuna e l’onore di essere ospitato da 2 “Habaneras”, madre e figlia residenti all’Havana amiche di Miriam, un’amica musicista di Città del Messico. Tradotto significa:  possibilità di conoscere con mano usi e costumi locali, tradizioni, modo di vivere ma...anche tutta una seria di difficoltà e controindicazioni che vivere a Cuba e all’Havana, comportano. La doccia è un rigagnolo da catturare col secchio, il letto una serie di molle appuntite per una prolungata sessione di agopuntura notturna, la “comida”... un monologo di riso e frutta. Ciò nonostante, e come spesso capita, la disponibilità, l’attenzione l’affetto che ricevo sono subito tangibili e contagiosi. Si crea immediatamente un bellissimo clima e le basi per un’ottima amicizia.
La comune conoscenza di Miriam è il ponte per lunghe chiacchierate sulla musica. La stessa passione per la musica il viatico per discussioni sul folklore cubano, la storia del paese e la sua cultura.
Apprendo subito le ristrettezze con cui convivono i Cubani, le sacche di estrema povertà e le difficoltà per campare. Tuttavia, con la stessa dignità e un pizzico di orgoglio, vengo messo a conoscenza della qualità dell’istruzione (completamente gratuita), del primato mondiale cubano nel campo medico e del libero accesso alle possibilità di arricchimento culturale. Teatro, cinema, sport e corsi di varia natura qui a Cuba sono alla portata di tutti, per pochi pesos cubani o del tutto gratis. La conversazione si snoda lungo le affollate calles della città in direzione Centro Habana.  Una bizzarra serie di veicoli o “mezzi di trasporto” mi danno il benvenuto sull’isola.  Bicitaxi, carrozze trainate da cavalli, apetaxi, camion russi degli anni ’70 e uno sterminato elenco di auto americane degli anni ’50 colorano il traffico urbano. Benarrivati nel paese dove il tempo si è fermato! Miriam mi spiega subito che l’eredità americana e poi sovietica è ancora ben tangibile. In un paese dove la Rivoluzione del ’59 ha stroncato un regime sorretto dagli Americani e dalla loro malavita e dove per 30 anni si è vissuto sorretti dalla stampella economica dell’Unione Sovietica il mondo globalizzato e i suoi riti consumistici sono un lontano miraggio!
Visitiamo l’Hotel Nacional de Cuba, spettatore fidato di quasi un secolo di storia Habanera. Al Capone, Carter, Churchill ma anche Benny Morè, Compay Segundo e altri artisti cubani e non hanno visitato le sue stanze. Di seguito un piccolo grande museo dedicato alla crisi dell’Ottobre ’62, ospitato nei bunker sotterranei costruiti per fronteggiare un’eventuale attacco Americano. La guida è un anziano ex militare che visse quei giorni di stanza nella milizia cubana, quando il mondo si trovò ad un passo dalla terza guerra mondiale. 
Spiega la nascita dell’embargo americano e dei vari retroscena sull’intreccio politico CUBA-URSS-USA di quei giorni. I giorni seguenti sono dedicati alla scoperta di Plaza de la Revolucion con i suoi murales dedicati a Fidel Castro e Che Guevara (vedi post precedente) e all’Habana vecchia considerata a ragione patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Il suo intricato dispiegarsi di vie e viuzze, le sue piazze e gli edifici coloniali omaggianti l’Art Decò, il Barocco e il Neoclassico europeo si stagliano contrastanti sulla fatiscenza dei vecchi edifici residenziali e brillano di una luce romantica e decadente. La sera è tempo di ascoltare un po’ di musica cubana suonata da un’amica di Karla, la figlia clarinettista di Mariel. Prendiamo posto all’Hotel Parque Central e nel mentre progettiamo la nostra gita a Vinales, una lussureggiante valle a 4 ore ovest dall’Havana.
Il giorno dopo una Chevrolet rosso sgargiante del 1951 ci aspetta sotto casa. A guidarla 2 conoscenti di Mariel che ci offrono il viaggio a 80 Cuc per tutta la valle, andata e ritorno.

Il viaggio è speciale, sembra di essere in una pellicola americana del periodo d’oro di Hollywood. La macchina con sedili di pelle in tinta, uniti davanti e dietro, sputa gasolio mal combusto lungo una strada colorata da terra color ruggine, piantagioni verde tabacco sotto un cielo turchese e sgombro di nuvole. All’arrivo nel pittoresco paesino omonimo, solo il tempo di cambiare qualche euro in Pesos Convertibles nella cadeca locale, poi via di nuovo, sul percorso una piantagione di tabacco in raccolta, le tipiche grotte carsiche della zona, il murales più grande del mondo dipinto su una montagna e lezioni di sigaro cubano con un contadino. 



Il rientro è romantico, fermi in un parcheggio a mangiare il nostro pranzo al sacco ci immaginiamo in un drive in americano, a guardare un film comodamente seduti in macchina. Lungo il rientro fitta conversazione con Karla sulla sua passione per la musica, la lontananza dalla gemella violinista ora residente in Costa Rica e le possibilità per i Cubani di un futuro migliore, liberi arbitri della propria vita invece che passivi sostenitori di un sistema, che per quanto retto da solidi ideali, li opprime e limita.

sabato 25 febbraio 2012

Plaza de la Revolucion - La Habana -

Ciao a tutti, per sopraggiunte difficolta' nell'accesso a internet qui a Cuba mi trovo a poter aggiornare il blog col contagoccie. Tuttavia, questa connessione, quest'oggi qui a Varadero, mi pare migliore delle altre..miracoli dello sviluppo turistico capitalista, direbbero qui.. Lascio giusto una piccola memoria, dei miei primi giorni passati all'Havana..qualcosa di molto inflazionato lo so..ma per cominciare ci sta..Ecco una veduta di Plaza Rivolucion, e del suo celeberrimo murales di Che Guevara..Hasta la Victoria Siempre! come direbbero qui..